“Pare incredibile che qualcuno possa pensare che il Burlo possa vivere ancora separato dall’ hub di Cattinara” è l’affermazione del Prof. Roberto Di Lenarda, medico odontoiatra e rettore dell’Università di Trieste, riportata da “Il Piccolo” del 12 agosto.
Invece pare incredibile che oggi, con l’attenzione diffusa all’ambiente e alla conservazione della natura anche quale fonte di benessere si possa pensare di abbattere alcune centinaia di alberi sani e maturi per costruire un parcheggio.
Pare anche incredibile che dopo gli anni della pandemia si possa pensare di costruire ospedali con degenze promiscue in stanze a più letti, quando il virus si è diffuso grandemente proprio nei reparti di degenza. E quando personalità quali Umberto Veronesi negli anni passati e Renzo Piano tuttora hanno sottolineato la necessità di costruire ospedali a stanze singole con un letto per l’accompagnatore.
Non pare affatto incredibile, invece, che molti triestini possano pensare, e temere che il Burlo, con il trasferimento a Cattinara, perda la propria individualità e specificità che finora ha caratterizzato la sua valenza nazionale e internazionale.
Siamo ancora in un’epoca di tagli e “razionalizzazioni”: quali potrebbero essere allora le scelte “coraggiose” invocate dal Rettore e dall’Assessore alla Salute?
Il Prof. Di Lenarda non dice nemmeno perché il Burlo non potrebbe restare dov’è, e non si esprime sugli altri aspetti citati. Sarebbe invece molto utile se contribuisse al dibattito in corso, perché i triestini, se perderanno il “loro” Burlo e vedranno a Cattinara un ammasso di cemento difficilmente potranno accontentarsi dei “pare incredibile” e, dalle dichiarazioni dell’assessore Riccardi, dei “ci sono le autorizzazioni” e “il progetto ha vent’anni, non si può cambiare”.