Nei reparti di urologia del Friuli Venezia Giulia non si riescono più a operare in tempi ragionevoli neppure i tumori più maligni, quelli della vescica, dove il passare dei giorni spesso si traduce nella perdita dell’organo – la vescica – o della vita. La differenza tra l’invalidità e una vita di nuovo normale o la stessa vita e la morte la possono fare poche settimane di ritardo.
Tutto questo lo denunciano i primari urologi del Friuli-Venezia Giulia in una lettera indirizzata all’Assessore alla Salute, dove si specifica che il ritardo di terapia delle neoplasie uroteliali (alte vie escretrici e vescica), in particolare di quelle che presentano una malattia muscolo invasiva, determina un peggioramento della prognosi, che significa appunto invalidità e morte, altrimenti evitabili.
Attualmente è sospeso ogni trattamento in elezione – aggiungono gli otto primari che hanno sottoscritto la denuncia – e ne derivano pesantissimi ritardi nelle cure di altre situazioni cliniche, come il tumore del rene o la patologia calcolotica, che nei casi complessi rappresentano un rischio non trascurabile per l’organo (rene) e talvolta per la vita.
Risultano così enormemente superati i tempi fissati dalla vigente normativa che fissa l’intervento chirurgico “entro 30 giorni per i casi clinici che potenzialmente possono aggravarsi rapidamente al punto da diventare emergenti, o comunque tali da recare grave pregiudizio alla prognosi”.
Ed è inaccettabile la nebbia che avvolge questo problema in FVG, dove mancano dati ufficiali in merito alle liste di attesa, di cui da almeno 3 anni non vi è evidenza pubblica, nonostante la stessa normativa regionale (legge regionale n. 7 del 2009) prescriva una relazione annuale ed un monitoraggio trimestrale dei tempi di attesa.
Ho quindi presentato un’interrogazione al ministro della Salute per sapere quale sia l’attuale situazione delle liste di attesa per la chirurgia urologica in Friuli-Venezia Giulia e quali iniziative intenda assumere per il rispetto dei parametri fissati dalla legge per i tempi di attesa.
Anche questa volta si è dovuto constatare il clima di opacità e intimidazione che impregna la sanità in FVG, solo grazie a un’indiscrezione diffusa dalla RAI regionale si è avuta notizia della denuncia dei primari, che però hanno declinato l’invito a parlare al microfono. Brutto segno.